Benvanuti nella mostra...
Il castello di Hartheim - Aktion T4 - acrilico su tavola 83x123cm 2016
Il castello delle camere a gas Il castello di Hartheim è uno dei cinque luoghi dove venne attuato dal Fuhrer il micidiale progetto Aktion T4, dove furono sperimentati e messi in atto i sistemi di uccisione, con gas e cremazione dei cadaveri, dei bambini tedeschi disabili. Il programma nazista prevedeva la soppressione prima dei bambini, poi degli adulti affetti da malattie genetiche inguaribili o da malattie mentali. Nella pianta del castello, sono evidenziate in rosso le zone delle camere a gas ed in nero i forni crematori. Il tempo si è fermato sulla copia del manifesto per il 3°congresso internazionale di Eugenetica che recitava “eugenetica è la direzione del genere umano” tenutosi a New York nel 1932.
Il Cliclone Rosso - Tecnica mista su tavola 60x80cm 2015
Il ciclone rosso dei campi di sterminio   Un barattolo del gas Zyclon B, immerso in uno sfondo rosso. Zyclon (ciclone) era il nome commerciale di una sostanza a base di acido cianidrico utilizzata nelle camere a gas dei campi di sterminio per uccidere i prigionieri. La perdita della memoria trasforma la latta portatrice di morte, per chi guarda oggi, in qualcosa di simile a un barattolo di pomodori.
La zebra- Acrilico su tavola 60x80 cm 2015
La zebra dei prigionieri La zebra era la divisa dei prigionieri dei campi nazisti, a righe verticali grigie e azzurre. L’opera, che richiama le bandiere di Jasper Johns, esprime una forte condanna alla applicazione delle teorie razziali negli Stati uniti dove i programmi di sterilizzazione forzata, negli anni 30, ispirarono l’eugenetica nazista. Ogni individuo, all’interno dei campi nazisti, persa la propria identità, veniva classificato con numeri, colori e simboli che definivano le tipologie umane. Detenuti uccisi per fede, colore politico, religione o difetti fisici.
L’abbraccio - acrilico su tavola 100 x 125 cm 2015
L’abbraccio di un uomo ed una donna che nudi e senza capelli si stringono prima che tutto inizi, prima che la morte li tocchi. Due corpi su uno sfondo rosso tragico che si stringono mantenendo la loro fragilità di fronte all’orrore che incombe. Un abbraccio di dolore umano ed universale.
Judenstern – L’ebreo - Acrilico su tavola 77x122 cm 2015
Nudi, verso la morte   Uomini non ancora prigionieri, colti nell'attimo in cui tutto quello in cui si identificano scomparirà sostituito dai colori della divisa, e dai simboli all'altezza del loro cuore. I corpi sono nudi, senza capelli, seduti o accovacciati contro un muro od un angolo, circondati da oggetti e simboli che ne hanno definito l’esistenza. Sono corpi di persone colte nel momento in cui prendono consapevolezza che perderanno la loro identità e che il loro destino sarà l’oblio. Il colore della pelle prende infatti il colore del simbolo che li invade. Uomini che iniziano il percorso che li porterà alla morte.
Rosaroter – L’omosessuale - Acrilico su tavola 77x122 cm 2015
Die roter – Il comunista - Acrilico su tavola 77x122 cm 2015
Aso – L’asociale - Acrilico su tavola 83x123 cm 2016
Brauner – Lo zingaro - Acrilico su tavola 83x123 cm 2016
Die violetten – Il biblista - Acrilico su tavola 83x123 cm 2016
Emigranten – Il migrante - Acrilico su tavola 83x123 cm 2016
Kapò – L’assassino - Acrilico su tavola 83x123 cm 2016
Attesa - Acrilico su tavola 83x122 cm 2016
I senza destino - Acrilico su tavola 122x125 cm 2016
Cinque disabili adulti internati nel lager di Buchenwald, cinque “vite indegne di essere vissute”. Verranno uccisi secondo il programma di eutanasia per gli invalidi perché non più idonei al duro lavoro nei campi di concentramento.
Il peso della scelta – Rosenstrasse - Acrilico su tavola 122x125 cm 2016
Una donna tedesca ha sposato un ebreo, ma sopratutto ha lottato per la sua scelta a prezzo della vita. A Rosenstrasse per la prima volta una protesta di donne tedesche ha consentito di salvare i loro mariti ebrei dallo sterminio nazista.
Jedem das seine: a ciascuno il suo - Acrilico su tavola 83x123 cm 2016
Jedem das Seine: la scritta si trova all'ingresso del campo di sterminio nazista di Buchenwald. Significa "a ciascuno il suo”, ossia che a ciascuno sia dato quanto dovuto secondo il diritto romano. Un ragazzo con una stella di David sul petto e senza le dita delle mani, appoggiato sul cancello di ingresso verrà ucciso ed avrà quanto gli era dovuto.
Pietas - Tecnica mista su tavola 60x80 cm 2015
Cesta di melagrane e la Torah degli ebrei - Acrilico su tavola 72x53 cm 2015
Si richiama alla canestra di Caravaggio e mostra i suoi simbolismi. Nella cesta madre vi sono 7 melagrane una delle quali è ancora attaccata a un ramo fiorito di melograno padre. Un’altra è caduta all’esterno della cesta, mentre sul lato opposto si trovano una mela ed una pera. La melagrana contiene 613 semi, che corrispondono alle prescrizioni scritte nella Torah (bibbia ebraica). Simboleggia il punto di passaggio tra il mondo dei vivi e quello dei morti, tra il ricordo ancora presente di corpi e figure e l'oblio tra forme indistinguibili e colori.
Il silenzio negli autobus blu - Acrilico su tavola 122x125 cm 2015
Negli autobus blu venivano caricati, nell’ambito del progetto di eutanasia infantile, aktion T4, i bambini disabili tedeschi. Venivano trasportati in autobus, con i vetri imbiancati, ai centri di sterminio e poi bruciati nei forni crematori. In uno spazio deserto con la bandiera nazista seminascosta tra i panni stesi, simbolo di vita quotidiana, dei disabili sopravvivono solo le stampelle e una carrozzina.
La zebra che cavalca il rosso ed il giallo - Tecnica mista su tavola 100x150 cm 2015
Il filo - Acrilico su tavola 60x100 cm 2015
Il violino di Auschwitz - Acrilico su tavola 85x151 cm 2015
Il ciclone bianco - Tecnica mista su tavola 85x151 cm 2015
We can - Sette barattoli e lo Zyclon dimenticato - Acrilico su tela 120x180 cm 2017
We can: in inglese significa noi possiamo ma anche noi inscatoliamo. Sono rappresentati sette barattoli, cinque di essi, uno per ogni continente, sono di alimenti in scatola (pomodori, fagioli, caffè) con un chiaro riferimento a Warhol. Al centro della scena visto dal basso, un barattolo di gas Zyclon, fuori contesto ed ormai dimenticato. Poi un richiamo al barattolo di Piero Manzoni (pioniere dell’arte povera) ed alle contraddizioni della sua “merda d’artista”.
Ausgang 1942 - Acrilico su tavola 120x100 cm 2016
Senza nome – Numero 1 - Tecnica mista su tavola 83x122 cm 2016
I senza ricordo Le persone scompaiono dalla scena e insieme a loro scompare progressivamente il loro ricordo. Rimangono solo forme colorate dove, chi guarda con attenzione e con la fatica del ricordo, riesce a distinguere ancora uomini tra i frammenti di colore.
Senza nome – Numero 2 - Tecnica mista su tavola 83x122 cm 2016
Noi siamo la nostra memoria, noi siamo questo museo chimerico di forme incostanti, questo mucchio di specchi rotti Jorge Luis Borges
Senza nome – Numero 3 - Tecnica mista su tavola 83x122 cm 2016
Senza nome – Numero 4 - Tecnica mista su tavola 83x122 cm 2016
Buchenwald 1945 - Tecnica mista su tela 150x100 cm 2016
I lager visti dall’alto Quattro campi di concentramento visti dall’alto. I campi appaiono isolati, le zone intorno sono scolorite. La visione dall’alto fa perdere la definizione e i rapporti con il resto dell’ambiente. Ancora ci sono i colori rossi del contorno del campo, le zone dei forni e della morte. Ancora per poco, prima che tutto scolorisca, prima che l’oblio avvolga ogni cosa.
Auschwitz II - Birkenau 1945 - Tecnica mista su tela 150x100 cm 2016
Dachau 1945 - Tecnica mista su tela 150x100 cm 2016
Mauthausen 1945 - Tecnica mista su tela 150x100 cm 2016
Bianco - Trittico - Tecnica mista su tavola 100x200 cm 2016
Il silenzio e l’oblio Nel bianco nulla è più distinguibile. Ancora oggi parlando di quanto successo ci sono silenzio e oblio, il tentativo di riscrivere i fatti, di coprire i terribili accadimenti di quegli anni con un manto bianco che dissolve il ricordo.
Odio gli indifferenti - Acrilico su tela 100x200 cm 2016
“Odio gli indifferenti. Credo che vivere voglia dire essere partigiani. Chi vive veramente non può non essere cittadino e partigiano. L’indifferenza è abulia, è parassitismo, è vigliaccheria, non è vita. Perciò odio gli indifferenti... … Chiedo conto a ognuno di loro del come ha svolto il compito che la vita gli ha posto e gli pone quotidianamente, di ciò che ha fatto e specialmente di ciò che non ha fatto. … Vivo, sono partigiano. Perciò odio chi non parteggia, odio gli indifferenti” Antonio Gramsci 11 febbraio 1917
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L’olocausto e l’oblio

In questa mostra sono rappresentate storie di persone e massacri,  si racconta la pianificazione di un genocidio ma soprattutto l’indifferenza e la volontà di rimozione di quanto successo.

Vengono rappresentate figure di uomini e donne con i simboli ed i colori che le rappresentano all’interno dei campi di sterminio.

Sono raffigurate nel momento in cui, appena private della libertà, iniziano a perdere la loro identità, cominciano a diventare un tutt’uno con il simbolo, il colore ed il numero che si affaccia sulla loro pelle. Iniziano il percorso che li porterà alla morte.

Nella seconda parte della mostra, scandita da una canestra di melagrane, le persone scompaiono dalla scena ed insieme a loro scompare  progressivamente il loro ricordo.

Rimangono solo forme colorate dove, chi guarda con attenzione, con la fatica che la ricerca di un ricordo impone, riesce a distinguere ancora degli uomini tra i frammenti di colore.

Infine la vista degli accadimenti con le foto aeree ci porta in alto, lontano dalle cose. Sono definiti in rosso i campi, le camere a gas ed i forni crematori, tutti nascosti e circondati da una campagna scolorita dalla indifferenza delle popolazioni che abitavano in prossimità dei campi.

Si arriva al bianco indifferente dell’ultimo trittico, dove nulla è più distinguibile.

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Dachau 1945 - Tecnica mista su tela 150x100 cm 2016
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Mauthausen 1945 - Tecnica mista su tela 150x100 cm 2016
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Bianco - Trittico - Tecnica mista su tavola 100x200 cm 2016
Il silenzio e l’oblio Nel bianco nulla è più distinguibile. Ancora oggi parlando di quanto successo ci sono silenzio e oblio, il tentativo di riscrivere i fatti, di coprire i terribili accadimenti di quegli anni con un manto bianco che dissolve il ricordo.
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Odio gli indifferenti - Acrilico su tela 100x200 cm 2016
“Odio gli indifferenti. Credo che vivere voglia dire essere partigiani. Chi vive veramente non può non essere cittadino e partigiano. L’indifferenza è abulia, è parassitismo, è vigliaccheria, non è vita. Perciò odio gli indifferenti... … Chiedo conto a ognuno di loro del come ha svolto il compito che la vita gli ha posto e gli pone quotidianamente, di ciò che ha fatto e specialmente di ciò che non ha fatto. … Vivo, sono partigiano. Perciò odio chi non parteggia, odio gli indifferenti” Antonio Gramsci 11 febbraio 1917